Parco Nazionale dei Monti Sibillini

Il territorio del Parco Nazionale dei Monti Sibillini è costituito da una dorsale montuosa principale orientata in direzione NNW-SSE e caratterizzata da una serie ininterrotta di creste, cime (la più alta il M.te Vettore 2.476 m s.l.m.) e pareti rocciose, in cui gli ambienti prevalenti sono le praterie primarie e secondarie. Due ampie fasce pedemontane circondano la dorsale principale ad est (Marche) e ad ovest (Umbria). Il versante marchigiano è caratterizzato da una serie di valloni perpendicolari alla catena dei Sibillini, con forre e depositi glaciali: qui è prevalente un mosaico di boschi misti, pascoli e coltivi. Il sistema insediativo è articolato a corona, con una rete infrastrutturale assai ramificata e una diffusa presenza di beni culturali. Il versante umbro si differenzia per la presenza di valli incise, insediate lungo il fondo valle, e per vasti altopiani e bacini intra-montani che costituiscono un complesso sistema di pascoli e coltivi di inestimabile valore ambientale e paesaggistico. L’influenza dell’uomo sull’ambiente è stata molto forte a causa di varie forme di attività antropica: disboscamento per ottenere aree da destinare a pascolo soprattutto per l’allevamento del bestiame ovino, dissodamento per ottenere le aree agricole, ceduazione dei boschi per la produzione di carbone. Sull’intero territorio prevalgono le aree di proprietà dei privati, in secondo luogo delle comunanze agrarie e in misura molto ridotta dello stato.

Il territorio incluso nel Parco si estende per circa 70.000 ha lungo la dorsale dei Monti Sibillini. L’intero gruppo montuoso appartiene alla Regione fitogeografia eurosiberiana. Il territorio dei Sibillini è suddiviso in due sistemi ambientali: il sistema ambientale delle montagne calcaree dell’Appennino umbro-marchigiano e il sistema ambientale delle colline marnoso arenacee di Camerino e delle Marche meridionale. Il primo è caratterizzato da foreste di carpino nero e orniello, foreste di faggio, arbusteto del piano subalpino a prevalenza di ginepro nano e praterie primarie del piano alpino; molto vaste sono le praterie secondarie con associazioni prative in cui la specie prevalente è il bromo. Il secondo sistema ambientale è caratterizzato da foreste di roverella, cerro e castagno e da foreste acidofile di faggio oltre i 1000 metri di quota; le praterie secondarie sono in questo caso di limitata estensione.

Il territorio dei Sibillini comprende ambienti naturali e seminaturali di rilevante interesse conservazionistico. La contiguità con il Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga, unitamente alla diversità e al buono stato di conservazione degli ambienti presenti, ne fanno un’eccezionale corridoio ecologico per molte specie della fauna selvatica appenninica, soprattutto per i grandi mammiferi. La dorsale montuosa principale è caratterizzata da ecosistemi di tipo alpino, ricchi di specie relitte (di epoca glaciale) e di endemismi appenninici, come l’unica popolazione esistente al mondo del piccolo crostaceo Chirocefalus marchesonii. Le dorsali secondarie e le fasce pedemontane offrono un mosaico di ambienti naturali e seminaturali di pregio. Queste aree ospitano almeno 4 specie prioritarie di interesse comunitario (Allegato II, Direttiva 92/43 CEE): il lupo, l’orso, la falena dell’edera e la rosalia alpina. Sono oltre 60 le altre specie di interesse comunitario (direttiva 92/43 CEE e direttiva 79/409 CEE) presenti nel Parco. Nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini sono inoltre presenti 18 SIC e 5 ZPS che coprono rispettivamente il 50% e il 77 % dell’intera area protetta. Gli habitat naturali e seminaturali di interesse comunitario (allegato 1, Direttiva 92/43 CEE) sono 21, di cui 9 prioritari. Nel Parco, tra l’anno 2005 e l’anno 2008 sono stati attuati importantissimi programmi di reintroduzione di specie estinte in epoca storica, quali il cervo e il camoscio appenninico. Attualmente è in corso di attuazione lo studio di fattibilità per la reintroduzione del grifone e gipeto. Per quanto riguarda la reintroduzione del camoscio appenninico, in attuazione del relativo Piano d’azione Nazionale, nell’ambito del progetto Life 2002 Conservation of Rupicapra pyrenaica ornata in the Central Apennines è stato redatto il Piano di idoneità ed è stata realizzata l’area faunistica di Bolognola. Nel 2008 sono state avviate le operazioni di immissione in natura dei primi esemplari di tale sottospecie.